Programma Sabato 7 Giugno; ore 20
Nazra Palestine Short Film Festival:
-Al Ard; Basel Nasr, Palestine, 2024; 1’30”
Corto d’animazione con una colonna sonora serrata e incalzante che offre una cruda rappresentazione del ridimensionamento e della frammentazione della terra palestinese, catturando l’impatto prolungato delle politiche israeliane e del colonialismo d’insediamento.
Basel Nasr è un designer e produttore palestinese che lavora nel campo dell’animazione, illustrazione e design interattivo. Ha conseguito una laurea triennale in Architettura presso l’Università di Birzeit, ma subito dopo la laurea ha iniziato a dedicarsi al design, alle arti visive e ai nuovi media, trovando infine la sua passione nell’animazione. Nasr ha poi conseguito una laurea magistrale in Belle Arti in questo settore presso la University of California di Los Angeles. Nel 2015, Nasr ha fondato Maṣna’ al Rusūm al Mutaḥarrikah, uno studio di animazione dedicato allo sviluppo dell’arte e dell’industria dell’animazione in Palestina.
-Tour de Gaza, di Flavia Cappellini (Gaza – Regno Unito, 2019, 19’)
Il documentario è un ritratto di Alaa al-Dali, campione di ciclismo qualificato per i Giochi asiatici del 2018 che, temendo di non ottenere il visto per parteciparvi, ha rivendicato i suoi diritti di atleta presentandosi in divisa e con la sua bicicletta alla Marcia del Ritorno del 30 marzo, ma un cecchino israeliano gli ha sparato alla gamba destra che gli è stata amputata proprio mentre in Israele partiva il Giro d’Italia. Tre mesi dopo è diventato il primo ciclista paraolimpico in una terra dove, secondo l’Ufficio centrale di statistica, quasi il 7% è disabile cioè circa 130.000 persone.
Flavia Cappellini ha conseguito un master in Media e Sociologia delle comunicazioni presso la City University of London e ha lavorato per la RAI, English Press TV e ora per Left. Ha già diretto corti sul ciclismo.
-Shattered Memory; Hayat Labban, Palestine, 2024; 14’49”
Il documentario ripercorre la memoria del fotoreporter Mahfouz Abu Turk e l’archivio attraverso il quale ha documentato gli eventi vissuti nella città di Gerusalemme e in Cisgiordania dalla prima intifada del 1987 fino alla fine degli anni Novanta.
Hayat Laban è una regista palestinese di Gerusalemme. Caratterizzata da un approccio multidisciplinare, si è laureata e formata in produzione cinematografica, psicologia, teatro, danza contemporanea e regia. Durante i suoi studi ha prodotto diversi film, tra cui un breve documentario sugli archivi del teatro Hakawati di Gerusalemme, proiettato in diversi festival locali e arabi, e un cortometraggio sperimentale. Ha inoltre lavorato come stagista per alcuni film e come fotografa per documentare workshop di formazione a Gerusalemme e in Cisgiordania.
-I’m the land in a Body; Thaer Al-azzeh, Palestine, 2022; 5′
Questo cortometraggio è un omaggio a Suleiman Al-Hathalin, un’icona della resistenza popolare beduina palestinese. Al-Hathalin ha dedicato la sua vita a combattere pacificamente contro gli abusi dell’esercito israeliano e a proteggere la terra dei suoi antenati, confidando che i giovani avrebbero preso il suo posto.
Thaer Al-azzeh è nato nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme. Ha conseguito una laurea in Arti visive e Produzione cinematografica presso l’Università di Dar Al-Kalima (Betlemme). Ha diretto tre cortometraggi: Close Your Eyes, I’m not a Number, The Knife, proiettati al PFC’E nel 2017 e Coffee Pot già finalista in Nazra nel 2019.
-Objector, Molly Stuart, Palestina, Usa, 2017, 16’
A 19 anni, come tutti i suoi coetanei in Israele, Atalya deve fare il servizio militare. Ma lei rifiuta: è una refusnik, che si oppone all’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi. Una decisione condivisa con gli amici e vista con perplessità in famiglia, che le costerà caro: fino a 6 mesi di prigione e un ostracismo sociale che può accompagnarla a lungo. Il documentario la segue nei giorni della sua scelta, fino alle soglie della prigione.
Molly Stuart (Santa Cruz – California, 1993), laureata in cinema e sociologia, sta seguendo un master in cinema a San Francisco. È autrice di corti documentari sulla giustizia sociale.
-The Orphan; Jordan Karr-Morse, USA Belgium, 2024; 12’35”
Prodotto da Miko Peled, questo documentario è un’intervista a Jacques Bude, novantenne rimasto orfano durante l’Olocausto. Bude racconta la sua vita in Israele nel dopoguerra e la sua graduale presa di coscienza che il progetto sionista contiene elementi di razzismo intrinseco, cosa che lo ha convinto a schierarsi con i palestinesi.
Jordan Karr-Morse è un regista e montatore di Portland, Oregon. Ha conseguito una laurea in comunicazione visiva presso l’Edinburgh College of Art e ha lavorato come direttore della fotografia e montatore freelance per spot pubblicitari e film proiettati in tutto il mondo. Nel 2022 ha fondato Eyes & Ears, una società di produzione impegnata a promuovere movimenti politici e sociali progressisti.
-Mar Mama. Majdi El Omari, Palestine, 2023; 15′
Tormentata dalla morte della madre e dai continui attacchi delle forze israeliane sulla sua città, una ragazzina inizia a essere ossessionata dalla morte. Per distrarla, il padre realizza un film in stop-motion. Tuttavia, i suoi tentativi falliscono e la ragazza non può far altro che ricorrere all’immaginazione per sfuggire alla realtà.
Majdi El-Omari è un regista, montatore e sceneggiatore canadese-palestinese, laureato in regia e specializzato in produzione cinematografica presso la Concordia University di Montreal. Il lavoro di El-Omari si concentra sulla sofferenza delle persone in un mondo che le esclude, e sottolinea la loro alienazione, il desiderio di comunicare e la ricerca di conforto quando affrontano pressioni politiche o sociali. Attualmente sta scrivendo il suo prossimo lungometraggio, The Woman of the Bees, e insegna cinema di finzione all’Università Dar Al-Kalima di Betlemme.
Tutti i film sono in versione originale con sottotitoli in italiano.