Divine! Donne che hanno fatto il cinema
Il progetto si articola in 6 incontri, ognuno incentrato su una donna, a cadenza settimanale o quindicinale, della durata di 90-120’ con una presentazione intercalata da clip tratte dai principali film interpretati o diretti dalle stesse, con un inquadramento storico.
A più di 100 anni di distanza l’ambizione di essere ricordate dai posteri, covata da molte delle donne protagoniste del cinema muto si è avverato. Sono sopravvissute alla trascuratezza nella quale è stato relegato il cinema muto fino agli Settanta del secolo scorso. Da allora le “divine” hanno conosciuto dapprima un interesse sporadico, ma che in seguito sarebbe diventato poi sempre più consistente, anche attraverso ricerche storiografiche.
Solo il 7% dei 250 film di maggior successo (economico) di tutti i tempi è stato diretto da donne e in 95 anni sono solo 3 donne hanno conquistato un Oscar per la regia. Il 16 maggio 1929 si tenne la prima edizione della cerimonia di premiazione dell’Academy Award of Merit, o più comunemente chiamato Oscar. Bisogna spettare 81 anni per vedere riconosciuto il premio per la regia, per la prima volta, a una donna: Kathryn Bigelow, con The Hurt Locker. In seguito solo altre due registe hanno vinto l’Oscar: Chloe Zhao con Nomadland nel 2021 e Jane Campion con Il Potere del Cane nel 2022. Nel 2024, su 5 candidati alla miglior regia, solo una è donna!
Eppure sono molte le registe, e le attrici, che hanno creato, innovato, rivoluzionato il cinema, soprattutto quello delle origini. Una storia, lo loro, che ancora spetta di essere raccontata e di cui presentiamo alcune delle protagoniste.
Le registe
-Alice Guy-Blaché (1873-1968)
Fino al 1906 è probabilmente l’unica regista al mondo, prima in FRancia e poi in Amrica, con la casa di produzione Solax,a Fort Lee, nel New Jersey, che lei stessa crea (anche qui, prima donna a farlo). I suoi film trattano temi contemporanei (il matrimonio, l’uguaglianza tra i sessi, il lavoro) e lo stile è sempre realistico. “Be Natural” è infatti la scritta che campeggia sui muri dello studio. E’ anche autrice del primo film con un cast interamente formato da neri e una pioniera della sincronizzazione suono-immagine.
Da vedere: La Fée aux Choux (1896, considerato il primo film “narrativo”; Les Résultats du Féminisme (1906), La Naissance. La Vie et la Mort du Christ (1906); Falling Leaves (1912). Degli oltre mille film da lei realizzati, ne rimangono solo 150.
-Elvira Notari (1875-1946)
E’ la prima regista italiana, attiva dal 1906 al 1930 e molto prolifica (centinaia di documentari – tutti perduti – e 60 film). Abile narratrice di melodrammi (diversi suoi film sono ispirati a canzono popolari) e influenzata dalla letteratura verista (Verga, Deledda, ma soprattutto Matilde Serao, con cui collaborò e che non volle mai essere pagata per i suoi “soggetti”. Gira i film nei vicoli napoletani con una tale aderenza alla realtà da scontrarsi con la censura.
Da vedere: Chiarina la modista (da un romanzo di Carolina Invernizio) (1919); ‘A Santanotte (1922); Gennariello, il figlio del Galeotto (1921).
-Lois Weber (1879-1939)
Pena di morte, emancipazione femminile, contraccezione, droga: Weber affronta questi temi senza paura, con un linguaggio straordinariamente moderno. Prima regista americana a girare un lungometraggio (The Merchant of Venice, dall’opera di Shakespeare, oggi perduto), prima donna ammessa nella Motion Picture Directos Association (nel 1906), prima regista americana a dirigere film sonori. All’apice della sua carriera, nel 1916, Wber è anche stata la regista meglio pagata di Hollywood: cinquemila dollari a settimana (più di centomila dollari di oggi).
Da vedere: Suspence (1913); Where are my children? (1916); The Hand that Rocks the Cradle (1917); The Blot (1921)
-Francesca Bertini (1892-1985)
Napoletana di adozione inizia giovanissima nel teatro di Eduardo Scarpetta. A causa della sua voce sgradevole, interpretava solo parti secondarie. Dal 1910 inizia la carriera nel cinema. Dopo un film diretta da Baldassarre Negroni, il suo successo arriva nel 1915 con Assunta Spina, trasposizione teatrale del dramma di Salvatore Di Guacomo. Da allora l’ascesa è stata inarrestabile e la Bertina non si limitò a recitare ma ebbe un ruolo importante anche come regista. Assunta spina, infatti porta la firma congiunta di Gustavo Serena e Francesca Bertini!
-Lyda Borelli (1887-1959)
Rampolla di una famiglia di artisti (padre, madre e sorella). Esordisce a teatro; dopo tanti ruoli minori, finalmente, nel 1904, diventa prima attrice nel ruolo di Favetta ne La Figlia di Iorio, di Gabriele D’Annunzio. Debutta al cinema nel 1913 con Ma l’Amore mio non Muore (regista Mario Caserini), considerato il primo film che inaugura il concetto di diva. Nacque un fenomeno di imitazione tra il pubblico femminile con la nascita di neologismi come “borellismo” o “borelleggiare”.
In seguito interpretò film con soggetti che l’attrice aveva già interpretato a teatro. La sua filmografia si ferma al 1918.
-Pina Menichelli (1890-1984)
E’ stata un’altra esponente del sistema divistico italiano insieme alla Bertini e alla Borelli.
Anche lei nasce da una famiglia di attori teatrali, fin dal Settecento. Ovviamente iniziò la carriera artistica fin da bambina, ma il primo ruolo importante è del 1907 quando entrò nella compagnia di Irma Gramatica e Flavio Andò. I primi film li gira nel 1913 in ruoli minori fino a quando fu notata da Giovanni Pastrone (autore di Cabiria). E’ Pina Menichelli che “inventa” la figura della “femme fatale” di cui fu eccellente protagonista quamìnto meno nel cinema italiano. La carriera termina nel 1924 per diventare madre e moglie, dopo il matrimonio con il conte Carlo Amato).
Divine! Donne che hanno fatto il cinema
Il progetto si articola in 6 incontri, ognuno incentrato su una donna, a cadenza settimanale o quindicinale, della durata di 90-120’ con una presentazione intercalata da clip tratte dai principali film interpretati o diretti dalle stesse, con un inquadramento storico.
A più di 100 anni di distanza l’ambizione di essere ricordate dai posteri, covata da molte delle donne protagoniste del cinema muto si è avverato. Sono sopravvissute alla trascuratezza nella quale è stato relegato il cinema muto fino agli Settanta del secolo scorso. Da allora le “divine” hanno conosciuto dapprima un interesse sporadico, ma che in seguito sarebbe diventato poi sempre più consistente, anche attraverso ricerche storiografiche.
Solo il 7% dei 250 film di maggior successo (economico) di tutti i tempi è stato diretto da donne e in 95 anni sono solo 3 donne hanno conquistato un Oscar per la regia. Il 16 maggio 1929 si tenne la prima edizione della cerimonia di premiazione dell’Academy Award of Merit, o più comunemente chiamato Oscar. Bisogna spettare 81 anni per vedere riconosciuto il premio per la regia, per la prima volta, a una donna: Kathryn Bigelow, con The Hurt Locker. In seguito solo altre due registe hanno vinto l’Oscar: Chloe Zhao con Nomadland nel 2021 e Jane Campion con Il Potere del Cane nel 2022. Nel 2024, su 5 candidati alla miglior regia, solo una è donna!
Eppure sono molte le registe, e le attrici, che hanno creato, innovato, rivoluzionato il cinema, soprattutto quello delle origini. Una storia, lo loro, che ancora spetta di essere raccontata e di cui presentiamo alcune delle protagoniste.
Le registe
-Alice Guy-Blaché (1873-1968)
Fino al 1906 è probabilmente l’unica regista al mondo, prima in FRancia e poi in Amrica, con la casa di produzione Solax,a Fort Lee, nel New Jersey, che lei stessa crea (anche qui, prima donna a farlo). I suoi film trattano temi contemporanei (il matrimonio, l’uguaglianza tra i sessi, il lavoro) e lo stile è sempre realistico. “Be Natural” è infatti la scritta che campeggia sui muri dello studio. E’ anche autrice del primo film con un cast interamente formato da neri e una pioniera della sincronizzazione suono-immagine.
Da vedere: La Fée aux Choux (1896, considerato il primo film “narrativo”; Les Résultats du Féminisme (1906), La Naissance. La Vie et la Mort du Christ (1906); Falling Leaves (1912). Degli oltre mille film da lei realizzati, ne rimangono solo 150.
-Elvira Notari (1875-1946)
E’ la prima regista italiana, attiva dal 1906 al 1930 e molto prolifica (centinaia di documentari – tutti perduti – e 60 film). Abile narratrice di melodrammi (diversi suoi film sono ispirati a canzono popolari) e influenzata dalla letteratura verista (Verga, Deledda, ma soprattutto Matilde Serao, con cui collaborò e che non volle mai essere pagata per i suoi “soggetti”. Gira i film nei vicoli napoletani con una tale aderenza alla realtà da scontrarsi con la censura.
Da vedere: Chiarina la modista (da un romanzo di Carolina Invernizio) (1919); ‘A Santanotte (1922); Gennariello, il figlio del Galeotto (1921).
-Lois Weber (1879-1939)
Pena di morte, emancipazione femminile, contraccezione, droga: Weber affronta questi temi senza paura, con un linguaggio straordinariamente moderno. Prima regista americana a girare un lungometraggio (The Merchant of Venice, dall’opera di Shakespeare, oggi perduto), prima donna ammessa nella Motion Picture Directos Association (nel 1906), prima regista americana a dirigere film sonori. All’apice della sua carriera, nel 1916, Wber è anche stata la regista meglio pagata di Hollywood: cinquemila dollari a settimana (più di centomila dollari di oggi).
Da vedere: Suspence (1913); Where are my children? (1916); The Hand that Rocks the Cradle (1917); The Blot (1921)
-Francesca Bertini (1892-1985)
Napoletana di adozione inizia giovanissima nel teatro di Eduardo Scarpetta. A causa della sua voce sgradevole, interpretava solo parti secondarie. Dal 1910 inizia la carriera nel cinema. Dopo un film diretta da Baldassarre Negroni, il suo successo arriva nel 1915 con Assunta Spina, trasposizione teatrale del dramma di Salvatore Di Guacomo. Da allora l’ascesa è stata inarrestabile e la Bertina non si limitò a recitare ma ebbe un ruolo importante anche come regista. Assunta spina, infatti porta la firma congiunta di Gustavo Serena e Francesca Bertini!
-Lyda Borelli (1887-1959)
Rampolla di una famiglia di artisti (padre, madre e sorella). Esordisce a teatro; dopo tanti ruoli minori, finalmente, nel 1904, diventa prima attrice nel ruolo di Favetta ne La Figlia di Iorio, di Gabriele D’Annunzio. Debutta al cinema nel 1913 con Ma l’Amore mio non Muore (regista Mario Caserini), considerato il primo film che inaugura il concetto di diva. Nacque un fenomeno di imitazione tra il pubblico femminile con la nascita di neologismi come “borellismo” o “borelleggiare”.
In seguito interpretò film con soggetti che l’attrice aveva già interpretato a teatro. La sua filmografia si ferma al 1918.
-Pina Menichelli (1890-1984)
E’ stata un’altra esponente del sistema divistico italiano insieme alla Bertini e alla Borelli.
Anche lei nasce da una famiglia di attori teatrali, fin dal Settecento. Ovviamente iniziò la carriera artistica fin da bambina, ma il primo ruolo importante è del 1907 quando entrò nella compagnia di Irma Gramatica e Flavio Andò. I primi film li gira nel 1913 in ruoli minori fino a quando fu notata da Giovanni Pastrone (autore di Cabiria). E’ Pina Menichelli che “inventa” la figura della “femme fatale” di cui fu eccellente protagonista quamìnto meno nel cinema italiano. La carriera termina nel 1924 per diventare madre e moglie, dopo il matrimonio con il conte Carlo Amato).
Solo il 7% dei 250 film di maggior successo di tutti i tempi è stato diretto da una donna e in 95 anni solo 3 donne hanno conquistato un Oscar per la regia.