Rassegna di film e di documentari palestinesi
“Palestina tutti i giorni” di R. Giannarelli e M.S. Puccioni (Italia/2002)
La vita quotidiana nei territori occupati palestinesi. Nel documentario ci sono interviste a pacifisti e attivisti che raccontano le ansie derivate dalla guerra e dallo stato d’assedio in cui vivono.
“Paradiso” di Nada El-Yassir (Palestina/ 2002)
Documentario su un paese Bedouin vecchio di 150 anni, in Galilea, uno dei tanti paesi arabi che non sono riconosciuti da Israele, il che significa che non possono costruire delle case. Non ci sono scuole nel paese e l’elettricità non è mai arrivata. Dal cortile del paese, gli uomini si riuniscono per chiacchierare e per osservare la città ebraica vicina, Karmiel, con le sue case sontuose.
“In diretta dalla Palestina” di Rashid Mashrawi (Francia-Palestina/ 2001)
Uno sguardo alla “Voce della Palestina”, la radio ufficiale dell’Autorità Palestinese. Più che alla televisione, la radio è la pompa d’ossigeno dell’Intifada e spiana la via verso la democrazia. Come vengono prese le decisioni? Come reagiscono gli ascoltatori?
“In prigione” di Anat Even (Israele/2001)
Tre vedove palestinesi vivono insieme ai loro 11 figli in una casa ad Hebron. Sul tetto l’esercito israeliano ha insediato una postazione da cui controlla la parte palestinese della città. Costantemente circondate dai soldati e tre donne vivono una situazione perversa: l’occupazione diventa una routine e l’assurdo diventa normale. Una prigione dentro la prigione.
“Nozze in Galilea” di Michel Khleifi (Palestina-Belgio/ 1987)
In un villaggio palestinese da 4 mesi sono in vigore le leggi marziali a seguito di violente sommosse popolari. Il capo del villaggio supplica il governatore militare israeliano di sospendere il coprifuoco per permettere di festeggiare il matrimonio del figlio. Il militare accetta a condizione che la festa finisca a mezzanotte e che lui e i suoi ufficiali siano invitati come ospito d’onore. Il vecchio accetta perché in occasione di una festa, anche il nemico deve essere tollerato.
“Speranza velata” di Norma Marcos (Francia – Palestina/ 1994)
La condizione della donna palestinese attraverso una serie di ritratti.
“Macerie” (Debris) di Abdel Salem Shehada (Palestina/ 2002)
Debris non è solo la storia di un contadino la cui fattoria e la cui casa vengono distrutte dai bulldozer. Debris non è la storia di un palestinese che perde la sua dignità, la sua virilità, il suo vigore. Debris è una storia poetica di sogni che volano lontano per toccare il cielo prima di tornare alla realtà, è la storia di una generazione che eredita l’umiliazione, l’ignominia e l’impotenza ma che resiste. E’ la storia degli uomini che piangono.
“Desideri” di Ismail Habbash (Palestina/ 2001)
Questo film rivela i sogni e le aspirazioni di un gruppo di bambini durante l’Intifada Al-Aqsa. Racconta le sofferenze, la paura dei bambini e l’impossibilità di rimanere salvi nelle proprie case, nelle scuole e nelle aree dei giochi come risultato della violenta e crudele occupazione israeliana. Questo film mostra anche quanto naturali e positivi siano i desideri dei bambini, contrariamente ai loro sogni.
“Un ragazzo chiamato Muhammad” di Najwa Najjar (Palestina/ 2002)
Il regista ha incontrato un ragazzo, Muhammad, nel campo profughi di Kalandia che si trova vicino ai check point israeliani che assediano Ramallah. Migliaia di palestinesi attraversano questo punto di controllo per provare ad andare da Gerusalemme a Ramallah e di tornare. Un ragazzo palestinese abbandona la scuola per mettersi a lavorare. Vorrebbe comprare una bicicletta, desiderio che il padre gli ha negato. Dopo pochi mesi diventa trasportatore di merci palestinesi da un lato all’altro di un checkpoint israeliano.
“La nuova casa” di Ismail Habbash (Palestina/ 2002)
A partire dalle immagini dell’Intifada Al-Aqsa il regista allarga lo sguardo sull’intero mondo arabo. Il documentario si conclude con un ritratto dell’altra parte del popolo palestinese, quella della diaspora e delle reazioni delle masse arabe.
“Jamal – una storia di coraggio” di Sa’ed Andoni (Palestina/ 2001)
Si racconta di un ragazzo palestinese, uno fra tanti, la cui vita è stata sconvolta dall’esplosione di una mina antiuomo che lo ha colpito mentre stava giocando in un parco. Seriamente ferito e perse tutte e due le mani, Jamal comunque non permette che la tragedia lo possa sconfiggere.
“Il quattordicesimo” di Tawfiq Abu Wael (Palestina/ 2002)
Tawfiq Abu Wael ha scelto di filmare quello che è successo a 13 palestinesi che erano cittadini della Stato di Israele e che sono stati ucciso dalla polizia israeliana durante le manifestazioni di protesta dell’Ottobre del 2000 in Galilea e nel Triangolo. Tawfiq scopre che il numero dei morti non era 13 ma 14. Però il 14’ martire palestinese non era un cittadino israeliano ma un lavoratore di Gaza che aveva raggiunto la manifestazione…
“Ritorneremo” di Dima Geagea (Siria/ 2001)
Attraverso lo sguardo dei bambini di Chatila, ci viene raccontata la vita dei palestinesi nel campo, la miseria, la memoria e la voglia di tornare
“Bambini di Shatila” di Mai Masri (Libano/ 1998)
L’esilio palestinese visto attraverso gli occhi di due bambine del campo di Shatila riprese attraverso la videocamera loro affidata.
La regista racconta la storia dell’esilio palestinese attraverso le esperienze personali di Farah, di 11 anni, ed Issa, di 12 anni, due bambine del campo di Chatila. Il film cattura aspetti delle loro vite ed esprime la prospettiva di una nuova generazione palestinese. I bambini esprimono la vita di tutti i giorni e la loro storia attraverso personali immagini che riflettono insieme i sentimenti e le speranze della loro generazione. Premio per la migliore regia all’Arab Screen Film Festival di Londra nel 1999.
“Kafr Kassem” di Borhane Alaouie (Siria/ 1974)
Kafr Kassem è un piccolo villaggio nella Palestina occupata che fu il luogo di un massacro il 29 ottobre 1956, alla vigila dell’attacco israeliano contro l’Egitto di Nasser. Le autorità militari imposero un coprifuoco nell’area e diedero l’ordine di colpire a vista chiunque avesse disobbedito all’ordine. Molti degli abitanti del villaggio erano a lavorare nei campi e non sapevano del coprifuoco, cosicché furono colpiti mentre tornavano a casa la sera.
“Fino all’ultima kufiah” di Fulvio Grimaldi (Italia/ 2002)
A partire dalle immagini dell’Intifada Al-Aqsa, il regista allarga lo sguardo sull’intero mondo arabo. Il documentario si conclude con un ritratto dell’altra parte del popolo palestinese, quella della diaspora e delle reazioni delle masse arabe.
“Palestina in fiamme” di Monica Maurer (Italia 1988)
“Palestina in fiamme” è il simbolo di una lotta a lungo termine, in cui si trova coinvolto il popolo palestinese contro Israele allo scopo di uscire da uno stato repressivo e allo scopo di riottenere le terre che gli sono state sottratte.
“Che nessuno pianga” di Maren Karlitzky (Italia/2002)
Immagini e voci riprese subito dopo il massacro di Jenin che cercano di ricostruire gli eventi.
“Troppo coraggio” di Maren Karlitzky (Italia/ 2002)
La celebrazione del martirio come elaborazione del lutto ed espressione di lotta, in un popolo che ormai è costretto a vedere nella morte una dimensione dell’esistenza quotidiana. Interviste alla madre di una martire e ad una ragazza kamikaze…
“Dietro le mura” di Rashid Mashrawi (Palestina/ 1999)
Le preghiere e le recitazioni impregnano la città. La grandeur della sua storia sta nei suoi palazzi e le sue volte, con gli archi che sfidano la guerra dei coloni israeliani contro i palestinesi. Vogliono rubare tutto… le case… le piccole stanze… le soglie… le scale di pietra… i nomi delle piazze… e lo spirito della Città, provando a cancellare l’esistenza, la storia e i diritti dei palestinesi che, con i loro cuori, sostengono le mura delle loro case. Nonostante le pene e il dolore, i palestinesi continuano a sopportare e proteggere il Grande Muro. È la storia di Gerusalemme.
“Una lettera ad un amico palestinese” di Rana Eid (Libano/1999)
Il documentario racconta il tentativo di un gruppo di studenti di spiegarsi il dramma di Shatila e il sogno di due bambini di lasciare il campo per tornare in Palestina.
“Ka’ek sul pavimento” di Ismail Habbash (Palestina/ 2001)
Tratto da un racconto di Ghassan Kanafani. Che cosa viene dopo l’insulto? Rabbia, vendetta e pensieri su come le cose saranno svelate e quanto è difficile perdonare.
“Naji Al Ali – un artista visionario” – Kasim Abid (Egitto/ 1994)
Documentario sul caricaturista Naji al-Ali, l’inventore di Handala, che con le sue vignette diede un volto alla lotta del popolo palestinese. L’assassinio del leggendario fumettista palestinese rimane ancora un crimine irrisolto. Handala è il simbolo della resistenza palestinese, un bambino coi piedi scalzi, i vestiti stracciati e le mani dietro la schiena, sempre di spalle e di cui vedremo il volto soltanto il giorno in cui la Palestina tornerà ad essere terra dei palestinesi. Girato in Libano, Inghilterra e Palestina indaga sulla vita e l’opera dell’artista attraverso interviste con famosi giornalisti arabi, amici di Naji al-Ali e la vedova Widad.
“Frontiere dei sogni e delle paure ” di Mai Masri (Palestina / 2001)
Dal campo profughi di Chatila a Beirut al campo di Dheisha a Betlemme, Frontiers of Dreams and Fears, si focalizza sul viaggio di due ragazze palestinesi profughe alla frontiera che le separa dalla loro infanzia e l’una dall’altra. Filmato durante la liberazione del Libano del sud dalla occupazione israeliana e durante l’intifada palestinese, il film esplora la relazione tra la memoria, l’immaginazione e l’identità.
Un primo piano su due adolescenti, Mona, 13 anni e Manar, 14, le quali, separate dall’esilio, diventano amiche tramite internet, vogliono conoscersi e attendono che gli eventi politici rendano possibile il loro incontro.
Rassegna di film e di documentari palestinesi
“Palestina tutti i giorni” di R. Giannarelli e M.S. Puccioni (Italia/2002)
La vita quotidiana nei territori occupati palestinesi. Nel documentario ci sono interviste a pacifisti e attivisti che raccontano le ansie derivate dalla guerra e dallo stato d’assedio in cui vivono.
“Paradiso” di Nada El-Yassir (Palestina/ 2002)
Documentario su un paese Bedouin vecchio di 150 anni, in Galilea, uno dei tanti paesi arabi che non sono riconosciuti da Israele, il che significa che non possono costruire delle case. Non ci sono scuole nel paese e l’elettricità non è mai arrivata. Dal cortile del paese, gli uomini si riuniscono per chiacchierare e per osservare la città ebraica vicina, Karmiel, con le sue case sontuose.
“In diretta dalla Palestina” di Rashid Mashrawi (Francia-Palestina/ 2001)
Uno sguardo alla “Voce della Palestina”, la radio ufficiale dell’Autorità Palestinese. Più che alla televisione, la radio è la pompa d’ossigeno dell’Intifada e spiana la via verso la democrazia. Come vengono prese le decisioni? Come reagiscono gli ascoltatori?
“In prigione” di Anat Even (Israele/2001)
Tre vedove palestinesi vivono insieme ai loro 11 figli in una casa ad Hebron. Sul tetto l’esercito israeliano ha insediato una postazione da cui controlla la parte palestinese della città. Costantemente circondate dai soldati e tre donne vivono una situazione perversa: l’occupazione diventa una routine e l’assurdo diventa normale. Una prigione dentro la prigione.
“Nozze in Galilea” di Michel Khleifi (Palestina-Belgio/ 1987)
In un villaggio palestinese da 4 mesi sono in vigore le leggi marziali a seguito di violente sommosse popolari. Il capo del villaggio supplica il governatore militare israeliano di sospendere il coprifuoco per permettere di festeggiare il matrimonio del figlio. Il militare accetta a condizione che la festa finisca a mezzanotte e che lui e i suoi ufficiali siano invitati come ospito d’onore. Il vecchio accetta perché in occasione di una festa, anche il nemico deve essere tollerato.
“Speranza velata” di Norma Marcos (Francia – Palestina/ 1994)
La condizione della donna palestinese attraverso una serie di ritratti.
“Macerie” (Debris) di Abdel Salem Shehada (Palestina/ 2002)
Debris non è solo la storia di un contadino la cui fattoria e la cui casa vengono distrutte dai bulldozer. Debris non è la storia di un palestinese che perde la sua dignità, la sua virilità, il suo vigore. Debris è una storia poetica di sogni che volano lontano per toccare il cielo prima di tornare alla realtà, è la storia di una generazione che eredita l’umiliazione, l’ignominia e l’impotenza ma che resiste. E’ la storia degli uomini che piangono.
“Desideri” di Ismail Habbash (Palestina/ 2001)
Questo film rivela i sogni e le aspirazioni di un gruppo di bambini durante l’Intifada Al-Aqsa. Racconta le sofferenze, la paura dei bambini e l’impossibilità di rimanere salvi nelle proprie case, nelle scuole e nelle aree dei giochi come risultato della violenta e crudele occupazione israeliana. Questo film mostra anche quanto naturali e positivi siano i desideri dei bambini, contrariamente ai loro sogni.
“Un ragazzo chiamato Muhammad” di Najwa Najjar (Palestina/ 2002)
Il regista ha incontrato un ragazzo, Muhammad, nel campo profughi di Kalandia che si trova vicino ai check point israeliani che assediano Ramallah. Migliaia di palestinesi attraversano questo punto di controllo per provare ad andare da Gerusalemme a Ramallah e di tornare. Un ragazzo palestinese abbandona la scuola per mettersi a lavorare. Vorrebbe comprare una bicicletta, desiderio che il padre gli ha negato. Dopo pochi mesi diventa trasportatore di merci palestinesi da un lato all’altro di un checkpoint israeliano.
“La nuova casa” di Ismail Habbash (Palestina/ 2002)
A partire dalle immagini dell’Intifada Al-Aqsa il regista allarga lo sguardo sull’intero mondo arabo. Il documentario si conclude con un ritratto dell’altra parte del popolo palestinese, quella della diaspora e delle reazioni delle masse arabe.
“Jamal – una storia di coraggio” di Sa’ed Andoni (Palestina/ 2001)
Si racconta di un ragazzo palestinese, uno fra tanti, la cui vita è stata sconvolta dall’esplosione di una mina antiuomo che lo ha colpito mentre stava giocando in un parco. Seriamente ferito e perse tutte e due le mani, Jamal comunque non permette che la tragedia lo possa sconfiggere.
“Il quattordicesimo” di Tawfiq Abu Wael (Palestina/ 2002)
Tawfiq Abu Wael ha scelto di filmare quello che è successo a 13 palestinesi che erano cittadini della Stato di Israele e che sono stati ucciso dalla polizia israeliana durante le manifestazioni di protesta dell’Ottobre del 2000 in Galilea e nel Triangolo. Tawfiq scopre che il numero dei morti non era 13 ma 14. Però il 14’ martire palestinese non era un cittadino israeliano ma un lavoratore di Gaza che aveva raggiunto la manifestazione…
“Ritorneremo” di Dima Geagea (Siria/ 2001)
Attraverso lo sguardo dei bambini di Chatila, ci viene raccontata la vita dei palestinesi nel campo, la miseria, la memoria e la voglia di tornare
“Bambini di Shatila” di Mai Masri (Libano/ 1998)
L’esilio palestinese visto attraverso gli occhi di due bambine del campo di Shatila riprese attraverso la videocamera loro affidata.
La regista racconta la storia dell’esilio palestinese attraverso le esperienze personali di Farah, di 11 anni, ed Issa, di 12 anni, due bambine del campo di Chatila. Il film cattura aspetti delle loro vite ed esprime la prospettiva di una nuova generazione palestinese. I bambini esprimono la vita di tutti i giorni e la loro storia attraverso personali immagini che riflettono insieme i sentimenti e le speranze della loro generazione. Premio per la migliore regia all’Arab Screen Film Festival di Londra nel 1999.
“Kafr Kassem” di Borhane Alaouie (Siria/ 1974)
Kafr Kassem è un piccolo villaggio nella Palestina occupata che fu il luogo di un massacro il 29 ottobre 1956, alla vigila dell’attacco israeliano contro l’Egitto di Nasser. Le autorità militari imposero un coprifuoco nell’area e diedero l’ordine di colpire a vista chiunque avesse disobbedito all’ordine. Molti degli abitanti del villaggio erano a lavorare nei campi e non sapevano del coprifuoco, cosicché furono colpiti mentre tornavano a casa la sera.
“Fino all’ultima kufiah” di Fulvio Grimaldi (Italia/ 2002)
A partire dalle immagini dell’Intifada Al-Aqsa, il regista allarga lo sguardo sull’intero mondo arabo. Il documentario si conclude con un ritratto dell’altra parte del popolo palestinese, quella della diaspora e delle reazioni delle masse arabe.
“Palestina in fiamme” di Monica Maurer (Italia 1988)
“Palestina in fiamme” è il simbolo di una lotta a lungo termine, in cui si trova coinvolto il popolo palestinese contro Israele allo scopo di uscire da uno stato repressivo e allo scopo di riottenere le terre che gli sono state sottratte.
“Che nessuno pianga” di Maren Karlitzky (Italia/2002)
Immagini e voci riprese subito dopo il massacro di Jenin che cercano di ricostruire gli eventi.
“Troppo coraggio” di Maren Karlitzky (Italia/ 2002)
La celebrazione del martirio come elaborazione del lutto ed espressione di lotta, in un popolo che ormai è costretto a vedere nella morte una dimensione dell’esistenza quotidiana. Interviste alla madre di una martire e ad una ragazza kamikaze…
“Dietro le mura” di Rashid Mashrawi (Palestina/ 1999)
Le preghiere e le recitazioni impregnano la città. La grandeur della sua storia sta nei suoi palazzi e le sue volte, con gli archi che sfidano la guerra dei coloni israeliani contro i palestinesi. Vogliono rubare tutto… le case… le piccole stanze… le soglie… le scale di pietra… i nomi delle piazze… e lo spirito della Città, provando a cancellare l’esistenza, la storia e i diritti dei palestinesi che, con i loro cuori, sostengono le mura delle loro case. Nonostante le pene e il dolore, i palestinesi continuano a sopportare e proteggere il Grande Muro. È la storia di Gerusalemme.
“Una lettera ad un amico palestinese” di Rana Eid (Libano/1999)
Il documentario racconta il tentativo di un gruppo di studenti di spiegarsi il dramma di Shatila e il sogno di due bambini di lasciare il campo per tornare in Palestina.
“Ka’ek sul pavimento” di Ismail Habbash (Palestina/ 2001)
Tratto da un racconto di Ghassan Kanafani. Che cosa viene dopo l’insulto? Rabbia, vendetta e pensieri su come le cose saranno svelate e quanto è difficile perdonare.
“Naji Al Ali – un artista visionario” – Kasim Abid (Egitto/ 1994)
Documentario sul caricaturista Naji al-Ali, l’inventore di Handala, che con le sue vignette diede un volto alla lotta del popolo palestinese. L’assassinio del leggendario fumettista palestinese rimane ancora un crimine irrisolto. Handala è il simbolo della resistenza palestinese, un bambino coi piedi scalzi, i vestiti stracciati e le mani dietro la schiena, sempre di spalle e di cui vedremo il volto soltanto il giorno in cui la Palestina tornerà ad essere terra dei palestinesi. Girato in Libano, Inghilterra e Palestina indaga sulla vita e l’opera dell’artista attraverso interviste con famosi giornalisti arabi, amici di Naji al-Ali e la vedova Widad.
“Frontiere dei sogni e delle paure ” di Mai Masri (Palestina / 2001)
Dal campo profughi di Chatila a Beirut al campo di Dheisha a Betlemme, Frontiers of Dreams and Fears, si focalizza sul viaggio di due ragazze palestinesi profughe alla frontiera che le separa dalla loro infanzia e l’una dall’altra. Filmato durante la liberazione del Libano del sud dalla occupazione israeliana e durante l’intifada palestinese, il film esplora la relazione tra la memoria, l’immaginazione e l’identità.
Un primo piano su due adolescenti, Mona, 13 anni e Manar, 14, le quali, separate dall’esilio, diventano amiche tramite internet, vogliono conoscersi e attendono che gli eventi politici rendano possibile il loro incontro.
Naturalmente, dato il grande successo d’opinione riscosso dal concetto di “guerra umanitaria”, ovvero dall’idea che la guerra moderna venga fatta in difesa dei diritti umani e della “sicurezza” dei cittadini (occidentali), è diventato tollerabile bombardare popolazioni civili e inermi per difendere il mondo libero dal terrorismo e dall’immoralità. Ci si difende, insomma, da chi “per propria matrice culturale” è propenso a calpestare la democrazia, la libertà e la prosperità dei paesi ricchi: a tal scopo ogni mezzo è valido, anche il calpestamento della democrazia, della libertà e, più raramente, della prosperità altrui.